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In rete lo spot contro la violenza sui medici

Professione Redazione DottNet | 21/02/2020 21:04

Al via campagna social della Fnomceo: 'E poi, la vita chi te la salva?', da marzo al cinema

Al via campagna social della Fnomceo: 'E poi, la vita chi te la salva?', da marzo al cinema+

"E poi, la vita chi te la salva?". È la domanda contenuto nello spot e rivolta ai cittadini nella nuova campagna dedicata al tema della violenza contro gli operatori sanitari, promossa dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri.   "Riavvicinare medici e pazienti, colmando la distanza che si è creata negli ultimi anni e ristabilendo la fiducia è uno dei più efficaci deterrenti rispetto agli episodi di violenza", dice Filippo Anelli, presidente della Fnomceo. "Chi aggredisce un medico ferisce tutti noi. Chiudiamo questa ferita per sempre", recita lo spot che sarà lanciato da oggi sui social media per approdare a marzo nelle sale cinematografiche di tutt'Italia. La campagna sarà anche messa a disposizione di tutti gli Ordini dei medici provinciali, affinché possano diffonderla sui loro canali. Il primo ad aver aderito è stato l'Ordine dei medici di Bari, che lo farà trasmettere già da domani su alcune emittenti locali.

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Lo spot racconta la storia di tre pazienti: la madre che riabbraccia la figlia dopo essere guarita da un tumore, l'uomo sopravvissuto a un infarto e il ragazzo che ha avuto un malore sul campetto da calcio. Tutti si sono salvati, grazie a un medico che ha saputo intervenire con prontezza e professionalità. Come racconta lo spot, nel 2018 sono stati 1.200 i casi di violenza ai danni di medici e personale sanitario denunciati (Dati Inail). Di cui 456 in Pronto soccorso, 400 in corsia e 320 negli ambulatori. "Servono misure per garantire ai cittadini il diritto alle cure e al medico il diritto di curare in sicurezza. Spero che venga approvato al più presto il progetto di legge che introduce la procedibilità d'ufficio per chi aggredisce un operatore sanitario. Serve inoltre mettere in sicurezza le sedi e prevedere presidi di polizia nei pronto soccorso - conclude Anelli - ma serve anche una nuova cultura, che ricostruisca il rapporto di fiducia tra medico e paziente e che valorizzi il lavoro dei medici". 

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